“Chi ha un disagio di tipo dissociativo magari non se ne rende conto. La dissociazione è un fenomeno fisiologico con cui affrontiamo qualsiasi situazione stressante. Quando lo stress è prolungato, e per questo diventa traumatico con il rischio di arrivare ad esser cronico e insuperabile, può dare luogo a una dissociazione permanente e non più transitoria, una dissociazione più profonda”. I sintomi, però, non sempre vengono riconosciuti. E’ il caso, per esempio, della dissociazione somatopsichica “che può dar luogo a problemi muscolari, articolari, a difficoltà a svolgere alcune attività e a concentrarsi”. A spiegarlo è lo psichiatra Carlo Melodia, presidente e fondatore di Viaggi Junghiani Analitici (VJA) di Padova, presentando la seconda edizione del master biennale ad indirizzo junghiano ‘Riconoscimento e cura degli Stati Dissociativi nei traumi precoci’ promosso da IdO con il patrocinio di Viaggi Junghiani Analitici e Fondazione MITE.
La prima annualità del secondo biennio partirà a marzo e per alcuni mesi si svolgerà parallelamente alla seconda annualità del primo biennio con l’obiettivo di creare un grande gruppo di lavoro”.
“In questi ultimi anni, da un punto di vista teorico, è stata data grande importanza al trauma ed è cambiata la visione rispetto al passato: non si parla solo di sindrome post traumatica, ma è importante comprendere tutti gli stati dissociativi che possono essere presenti in una sindrome più ampia”, sottolinea Magda Di Renzo, responsabile del servizio terapie dell’IdO. E parlarne in questo momento storico è particolarmente importante: “Tutto quello che abbiamo vissuto collettivamente negli ultimi due anni- spiega la psicoterapeuta- ha attivato come difesa delle risposte di dissociazione ed è necessario esserne consapevoli perché non riconoscere degli stati dissociativi significa impostare la terapia in modo non adeguato”.
Dal primo biennio del master IdO-VJA è emerso che molti partecipanti “iniziano a riconoscere l’origine traumatica e la dissociazione della psiche in pazienti a cui prima applicavano modelli psicopatologici classici per la diagnosi e la cura”. Gli studenti “provano così ad integrare le loro conoscenze pregresse di psicopatologia e psicologia con i contributi che vengono dalla conoscenza degli stati dissociativi. Questo permette un lavoro più efficace nell’integrazione delle personalità dissociate- continua lo psichiatra- Nel secondo corso, attraverso le supervisioni sui casi che hanno conosciuto, i partecipanti hanno un confronto diretto con il conduttore e con il gruppo, per meglio comprendere le dinamiche inconsce che si realizzano nei quadri e negli stati dissociativi”.
Ma come si manifestano gli stati dissociativi? “Sono una risposta che viene messa in moto automaticamente- spiega Di Renzo- quindi non consapevole ma funzionale a separare alcuni contenuti emotivi da quelli ideativi, che altrimenti sarebbero molto difficili da sopportare. Sono, quindi, quei meccanismi funzionali che permettono di mantenere l’equilibrio”.
E la loro manifestazione “è trasversale negli adulti e nei bambini- precisa la psicoterapeuta- Naturalmente in ogni età ci sono delle caratteristiche tipiche dello sviluppo. I bambini e gli adolescenti, per esempio, tendono a portare sul corpo il loro disturbo”, conclude Di Renzo.