I professionisti della salute mentale si sono rivelati fondamentali nella gestione della rivoluzione emotiva e psicologica portata dalla pandemia e dalle restrizioni. Ora tornano protagonisti nell’aiutare “le famiglie e i ragazzi a tornare alla vita reale, affrontando tutto ciò che può essere vissuto come un pericolo”. Il richiamo viene da Renata Biserni, psicoterapeuta e responsabile dei laboratori della Scuola di specializzazione IdO-Mite, intervenuta all’open day virtuale organizzato dalla Scuola e dedicato proprio al tema ‘Aiutare la famiglia a tornare in presenza’.
A questo proposito, la psicoterapeuta ha riportato un caso clinico che sta seguendo in queste settimane: “Un giovane paziente, un ragazzo di 20 anni, iscritto al secondo anno di ingegneria aerospaziale, non vuole più tornare alle lezioni in presenza. Disincentivato dal tempo che impiega ad andare e a trovare parcheggio, sostenuto dall’idea che le materie di studio non trovano un valore aggiunto nelle lezioni in presenza, il ragazzo vuole continuare a studiare in didattica a distanza. Tuttavia- illustra ancora la specialista- soffre la pressione di parenti e amici che vorrebbero fargli cambiare idea e non capiscono il suo punto di vista. È evidente- sottolinea Biserni- il meccanismo di difesa del ragazzo. Con lui- spiega la terapeuta- lavoreremo sull’eccesso di mentalizzazione, sul pericolo di scollamento dalle emozioni, sul rischio che corre di allontanarsi dal mondo reale rimanendo incastrato in quel guscio nel quale è stato necessario permanere e dal quale, ora però, è necessario uscire per tornare nel mondo reale”.
Il giovane paziente ha dunque l’opportunità di elaborare i suoi sentimenti attuali e trovare una strada per gestirli e superarli, ma, chiede in conclusione Biserni, “quanti giovani che non hanno accesso alla psicoterapia vivono una situazione analoga molto pericolosa?”.