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Faccio fatica ad accettare questo suo stato di abbattimento….

Egregi Sig.ri,
volevo provare a farvi una domanda di sostegno: 
sono una mamma di un bambino all’ultimo anno di asilo, ha 6 anni compiuti a gennaio, e nell’ultimo periodo la stanchezza di stare a casa di non tornare a scuola si sta facendo sentire, io provo a tenerlo impegnato con i compitini della scuola, con dei disegni e altre attività. giardinaggio, yoga, tutorial di ginnastica ma succede spesso soprattutto verso sera magari per stanchezza che sia svogliato, aggressivo, demoralizzato, con la voglia di fare niente, piange perché non riesce a fare magari un bel disegno.
Io ammetto che faccio fatica ad accettare questo suo stato di abbattimento, e sicuramente lo percepirà, visto essere anche un bimbo molto sensibile
Volevo chiedere a Voi se avevate qualche suggerimento o consiglio da potermi dare
ringrazio vivamente
Cordiali Saluti 

Cara Anonima,
intanto le facciamo i nostri complimenti per il grande impegno che sta impiegando nell’intento di tenere attivo il suo bambino.
Non deve essere facile trovare sempre stimoli nuovi da proporre gestendo la relazione per così tanto tempo.
Tuttavia, la invitiamo a riflettere su una questione che accomuna un po tutti gli adulti, genitori, insegnanti, educatori,  in quest’ultimo periodo.
Si tratta della difficoltà a gestire il carico emotivo dei bambini che inevitabilmente stanno manifestando segni di cedimento con caduta umorale significativa.
Lo stravolgimento che la quarantena ha portato non può non avere su tutti noi degli effetti significativi, tanto più sui bambini che subiscono i cambiamenti, senza comprenderne bene il significato (significati spesso anche a noi poco chiari).
L’assenza della scuola non è soltanto assenza di didattica e cose da fare ( in realtà quella è la parte che è rimasta abbastanza invariata, visto il costante impegno del Ministero e dei docenti). L’assenza dalla scuola significa anche non avere occasione di confronto e gioco con i compagni, con altri adulti, uscire di casa, fare esperienze nuove ma anche far riferimento ad una struttura che è in grado di restituire regolarità e contenimento emotivo.
Il sentimento è quello della perdita, una forma di lutto, in un certo senso, per la negazione di una buona parte di quello che era la vita prima.
Non dobbiamo sottovalutare anche le notizie che riescono a permeare all’interno delle mura domestiche, le tensioni dei genitori e le inevitabili preoccupazioni.
E’ importante accogliere questi sentimenti, rispettare anche la rabbia e la frustrazione.
Forse potrebbe aiutare suo figlio a produrre un “brutto disegno” piuttosto che uno bello, se sente la necessità di esprimere la rabbia e la negatività.
Lo può accompagnare, proprio per far arrivare la sua presenza ed il messaggio che tali emozioni esplosive possono essere espresse, digerite insieme.
Comprendiamo il suo senso di impotenza perché accomuna la gran parte degli adulti. Infondo, non abbiamo neanche noi chiaro cosa accadrà da qui a poco. Probabilmente è proprio questo sentimento a limitare la tolleranza della tristezza che i bambini ci stanno esprimendo: Il timore di entrare in risonanza con le nostre emozioni buie, di crollare e di non saper tirar su più neanche loro.
Pensiamo che in queste circostanze si possa essere onesti: condividere un po di quei pensieri negativi  rimanendo sempre solide figure di riferimento.
Speriamo di averle fornito spunti di riflessione utili.
Può tornare a scriverci se ne sente il bisogno.
Un caro saluto!