Buongiorno, già con qualche bambino, ed a breve questo potrebbe allargarsi ad altri alunni, registriamo i cali di attenzione che nascono nella difficoltà comunicativa della didattica a distanza.
Chiedo quali siano le risposte che hanno dato gli esperti di psicologia dell’età evolutiva e se vi sia una bibliografia di riferimento sulla disattenzione digitale in genere. Chiaramente non specifica, in quanto il problema si sta verificando adesso.
Anonimo
Gentile docente,
comprendiamo la problematica da lei evidenziata poiché rappresenta una questione abbastanza frequente in questo specifico periodo storico.
Per comprendere al meglio la situazione ed orientarla verso una possibile risoluzione ci servirebbero maggiori informazioni sulla gestione della didattica messa in atto nella sua classe.
Leggiamo che lei si occupa del sostegno e molto probabilmente avrà una visione globale dell’intero gruppo classe.
Pensiamo che il suo ruolo possa essere maggiormente di aiuto nelle correnti settimane, dove per il singolo docente diventa complesso fare da collante in questa situazione di dispersione generale.
La disattenzione che registra nei suoi alunni potrebbe indubbiamente appartenere ad un limite dettato dalla comunicazione a distanza.
Basti pensare che in tale direzione vengono meno dei punti di riferimento importanti come orari, luoghi fisici e vicinanza corporea che indubbiamente aiutano a riportare l’attenzione sul compito proposto. Questo è riscontrabile soprattutto in alunni della scuola primaria, dove le autonomie e la capacità di autogestione dello studio sono ancora in fase organizzativa.Tuttavia, la invitiamo a pensare che la disattenzione potrebbe avere anche le sue radici in una problematica di origine emotiva.
Quello che stiamo registrando in questi giorni è un calo significativo della motivazione ed un abbassamento del tono dell’umore, i quali inficiano significativamente la qualità della performance scolastica. Gli elementi sopra indicati, non solo sarebbero necessari ad orientare gli studenti verso la didattica, ma fungerebbero da “contenitore emotivo” in grado di tenere ben saldi anche aspetti più profondi.
La presenza fisica del docente che rinforza una risposta positiva (un esercizio ben fatto ad esempio) non rappresenta soltanto consolidamento di una competenza ma anche rassicurazione sulle personali capacità di autonomia di uno studente. Venendo meno questa comunicazione diretta anche il senso di autoefficacia vacilla.
Inoltre, dobbiamo considerare che l’assenza di valvole di sfogo come lo sport, l’attività all’aperto, la socializzazione ed il gioco condiviso con i compagni crea uno stato di agitazione interiore che spesso non permette la corretta sintonizzazione e dunque l’attenzione richiesta per seguire la didattica. In merito a questo basti pensare ai ragazzi quando saltano anche solo una volta la ricreazione (per un qualunque motivo): lo stato di agitazione diventa palpabile all’interno della classe.
I bambini della primaria, in particolar modo, sono chiamati a mediare tra il contesto familiare, dove è facile in questi giorni la “regressione” e la richiesta della scuola che a volte, per necessità di far rientrare una buna parte della programmazione, diventa incalzante e pressante.
Il nostro suggerimento è quello, il linea generale, di dare tempo al costituirsi di un nuovo equilibrio senza entrare in allarme se i bambini manifestano delle variazioni nel loro approccio alla scuola (infondo è stata la scuola a cambiare per prima). Piuttosto, risulta necessario concentrarsi su una buona alleanza con la famiglia: unico mediatore oggi per arrivare agli studenti.
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Un caro saluto!