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Ritorno in classe, Castelbianco: Genitori non lo vivano male

Il direttore dell’IdO: No panico in autunno al primo raffreddore o febbre

“I bambini hanno una grande forza di adattamento a situazioni molto più difficili rispetto agli adulti, quindi per loro non sarà complicato tornare a scuola con le nuove disposizioni anti Covid. Tutto dipenderà dall’atteggiamento dei grandi, perché se non spaventiamo i più piccoli loro poi si adattano. Non dobbiamo vivere male il loro ingresso a scuola”. Lo dichiara a Sky Tg24 Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), che ha analizzato le paure di mamme e papà, fornendo dei consigli per superarle.

Un’ansia evidenziata dai genitori è che i bambini possano abbracciarsi, e su questo tema l’esperto aggiunge: “Non possiamo mettere qualcuno con il bastone per non farli stare vicini. È importante sapere che i bimbi sono poco recettori e poco trasmettitori; non dobbiamo caricarli dei nostri timori. Il problema più grande sarà il panico dei genitori quando i bambini, nei periodi autunnali di pioggia, prenderanno il raffreddore o avranno tosse e febbre. La gente si deve rendere conto che avere degli stati febbrili in autunno è normale- sottolinea lo psicologo- e che non hanno nulla a che fare con il Covid”.

Fiducioso nel sistema sanitario e nell’organizzazione anti virus nelle scuole il direttore dell’IdO ritiene “fondamentali i primi tre mesi, quando si potrà verificare lo stato delle cose e proseguire con serenità. Mi spaventa di più- avverte- il fatto che verrà a mancare il compagno di banco, perché nella crescita degli alunni si perderanno delle esperienze. Per i più piccoli non ci saranno i giochi di contatto e le manifestazioni d’affetto che sono per loro fondamentali”.

Analizzando i comportamenti e le paure di alunni, docenti e genitori, il direttore dell’Ido promuove gli studenti. “Sono molto più seri e aderenti alle situazioni di quanto possiamo immaginare. Il Covid ha generato in loro delle riflessioni sui rapporti sociali e alcuni hanno sviluppato, durante il lockdown, la sindrome della capanna. Ora però, il fatto che la scuola si mostri accogliente porterà loro una condivisione e una capacità di relazionarsi maggiore. La buona riuscita del ritorno in classe dipenderà molto dai docenti che andranno aiutati e sostenuti. Bisognerà ripartire con dolcezza e senza strappi. Sui ragazzi punto al 100%- afferma lo psicoterapeuta- sui docenti abbastanza e sui genitori un po’ di meno, perché questi ultimi trovano sempre le colpe negli altri”.

E sulla nuova tendenza, scatenata dal Coronavirus, dell’homeschooling (istruzione domiciliare) che sta prendendo sempre più piede, Castelbianco conclude: “I ragazzi hanno bisogno dei coetanei e di condividere le esperienze. Chiudendoli in casa non sono meno a rischio contagio, perché poi andranno in giro con gli amici che frequentano la scuola. L’homeschooling è solo un rimedio alle proprie ansie”.