“Non esistono bambini ‘intoccabili’. Il tocco deve sempre essere misurato per il bambino specifico che si sta trattando, se il tocco sarà sbagliato sarà sbagliata la risposta. E viceversa”. A dirlo è Alessandro Laurenti, osteopata docente dell’Osteopathic College di Trieste e della Scuola di Osteopatia pediatrica CERDO, nel corso del Venerdì culturale su ‘Osteopatia: il corpo nei disturbi sensoriali dell’età evolutiva’, promosso dalla Fondazione Mite in collaborazione con l’Istituto di Ortofonologia (IdO).
“Un tempo si pensava che i bambini con autismo non potessero essere toccati- continua Laurenti- Abbiamo voluto togliere qualsiasi dubbio a questo proposito e negli anni, con l’esperienza, ho potuto strutturare delle tecniche osteopatiche dolci, misurate e scelte appositamente in base alla sensorialità del bambino, perché la sensorialità governa chiaramente la percezione corporea e l’aspetto motorio”.
Secondo l’osteopata “il comportamento motorio può essere oggetto di osservazione e di diagnosi di esclusione. Grazie agli studi che si fanno in Osteopatia si può essere in grado di discriminare se un comportamento motorio avviene perché ci sono delle asimmetrie corporee importanti, strutturali, che non sono state prese in considerazione alla nascita- spiega Laurenti- oppure se quel comportamento motorio è frutto solo ed esclusivamente di una risposta percettiva. Questo-sottolinea l’esperto- fa la differenza non solo nel trattamento osteopatico, ma arricchisce la diagnosi del bambino di un elemento in più che potrà essere messo a frutto nel percorso terapeutico: un percorso che non sarà stabilito a priori, uguale per tutti, ma sarà specifico per quel bambino”.
Il corpo al centro della relazione come parte integrante del trattamento è il punto messo in evidenza da Laurenti. “Questo ci pone di fronte al fatto di considerare l’Osteopatia come integrazione all’interno di una diagnosi condivisa da più figure professionali e ci consente di tracciare un percorso terapeutico specifico, stabilendo che per alcuni bambini potrebbe essere interessante fare un percorso osteopatico. Per esempio all’inizio del loro trattamento- suggerisce- mentre per altri le priorità potrebbero essere diverse”.
Nello specifico Laurenti sottolinea che “quando parliamo del corpo al centro della relazione e ci riferiamo anche a bambini con autismo, mettiamo in evidenza uno degli aspetti importanti dell’autismo che è proprio un disturbo di relazione. Sottolineiamo quindi come il corpo possa interferire nei disturbi di relazione di questi bambini- prosegue l’osteopata- e di come lo sviluppo della loro relazione possa essere agevolato all’interno di un percorso terapeutico. All’IdO questa diagnosi viene condivisa da più specialisti contestualmente, ci sono più occhi che nello stesso spazio, nella stessa stanza, nello stesso tempo osservano e si relazionano con il bambino, creando un ambiente clinico unico nel suo genere”.
La condivisione della valutazione, della diagnosi e della scelta del percorso terapeutico all’interno di un team multidiscipliare “permette di mettere in evidenza quelle che sono le priorità del bambino, sempre passando attraverso la mediazione corporea”, aggiunge Laurenti.
Il leit motiv del Venerdì culturale è proprio “unire le forze per cercare di definire un quadro”, a sottolinbearlo è anche Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’IdO. “All’Istituto di Ortofonologia ci occupiamo tantissimo di bambini autistici e vediamo che ci sono dei quadri che si ripetono, con disturbi associati che si ripetono con quelli che gli osteopati definiscono strain (distorsioni, ndr) di un certo tipo. Questo incontro era importante per dare una panoramica- conclude la psicoterapeuta- perché si potesse sentire in quanti ambiti e quali sono le basi del lavoro degli osteopati. Un lavoro che è stato per lungo tempo non capito e che ora comincia ad essere maggiormente compreso e accettato”.