“Sono pochi i ragazzi che fanno la movida e solo alcuni di loro, trovandosi insieme, vengono alle mani e sfogano l’aggressività senza alcuna motivazione. Stiamo notando questo fenomeno nei giovani e anche negli adulti e non possiamo fare finta di nulla o risolvere il problema con l’impiego della Polizia. Dobbiamo riuscire a trasformare le movide in movimenti di amicalità, rapporti e relazioni e dobbiamo essere noi a farlo, trovando un modo per sciogliere l’aggressività”. Lo dichiara Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) e psicoterapeuta dell’età evolutiva, in merito ai numerosi atti di violenza inspiegata che si stanno verificando in ogni angolo del nostro Paese.
Secondo lo psicologo, a scatenare la rabbia “sono stati i mesi di reclusione trascorsi in casa durante l’emergenza Covid-19. Alcuni ragazzi li hanno passati in silenzio, collegati a internet, e si sono caricati di frustrazioni. In più, molti di loro abitualmente fanno uso di sostanze stupefacenti e di alcol- sottolinea Castelbianco- che durante la quarantena non hanno potuto assumere, generando una voglia di scatenarsi più potente di quanto si potesse immaginare. In molti, superficialmente, hanno pensato che l’aggressività repressa dei giovani si sarebbe risolta autonomamente una volta usciti di casa. Oggi- spiega il direttore dell’IdO- abbiamo due realtà da seguire attentamente.
Da una parte i ragazzi che si sfogano nelle movide e dall’altra quelli che non vogliono più uscire di casa. Questi ultimi sono molto più numerosi dei primi. La ‘Sindrome della capanna’ tutti l’hanno avuta- conclude- ma in tanti non hanno ancora risolto il problema, sia perché questi ragazzi subivano angherie dai coetanei prima del Covid e sia perché hanno difficoltà nelle relazioni e preferiscono nascondersi dietro al computer”.