Buongiorno Esperti, vi scrivo perché sono disperata. Da piccola ho sempre dovuto sopportare i tentativi di mio padre di privarmi della mia vita sociale, e se mia madre mi accompagnava dalle amiche per uscire, lui prima che uscissi mi demoralizzava. Non potevo avere amici maschi perché sennò ero una poco di buono… Sono infatti cresciuta sentendomi dire che chi esce è una poco di buono… Da piccola ero timidissima, mi sono sempre sentita sola ed insicura, e mi definivano tutti “asociale”. Negli anni il rapporto è leggermente migliorato perché non avendo amici stavo rintanata a casa, mi “deprimevo” e pensavo a che vita di m. avessi, uscivo solo per la scuola o cose di questo tipo. Mi sono resa conto però che non potevo sprecare la mia vita in questo modo, quindi ho iniziato a conoscere persone nuove e a uscire. Grazie a ciò sono riuscita ad abbattere le mie insicurezze e ho conosciuto persone fantastiche che mi sostengono e mi supportano in tutti i momenti difficili che sono costretta a vivere. Ho sempre provato a ricostruire il rapporto con lui perché ho sperato che negli anni lui cambiasse e che avrei potuto avere un padre che pensi alla felicità della figlia… ma se gli parlo degli esami che ho superato mi deprime dicendomi che spende un sacco di soldi a causa mia e mi urla, se gli parlo di problemi durante il mio percorso (esempio: appelli d’esame annullati di cui io non sono responsabile) mi urla e mi dice che non sono buona a nulla, e approfitta del mio momento “depressivo” per aggredirmi verbalmente finché non scoppio a piangere perché non ce la faccio più. E continua a urlarmi pure perché piangendo faccio rumore, mi urla di finirla. Non esagero se dico che ogni volta che parlo con lui, o anche se non parlo ma sono lì presente, mi urla per qualsiasi cosa, e mi viene da piangere perché non me lo merito, come nessuno se lo meriterebbe.Per preservare la mia salute mentale sto cercando di non parlargli, c’è mia madre che parla con lui al mio posto se ci sono tasse da pagare dato che le incombenze economiche sono le uniche che ci ‘legano’, qualsiasi altra cosa finisce con me distrutta emotivamente a causa delle sue urla e parole aggressive. Non mi ha mai chiesto come sto, chi sono i miei amici, che hobby ho, se voglio vedere un film con lui… Niente. L’UNICA volta in cui si è seriamente preoccupato è quando tempo fa svenni, stop. Il problema è che mio padre non vuole più pagarmi le tasse, a suo dire dato che esco la sera e faccio quello che voglio (ho 23 anni e a quanto pare vorrebbe segregarmi in casa) me la devo vedere sola pure per le questioni economiche. Io non ho un’indipendenza economica, e lui non ha problemi economici, PUÒ pagarmi le tasse ma NON VUOLE, cosa posso fare? Ho 23 anni e do esami regolarmente, a Novembre dovrei anche laurearmi, non voglio rinunciare a questo a causa sua. Mia madre lo giustifica dicendo che è perché io non gli parlo, ma se gli parlo mi aggredisce verbalmente e non ce la faccio più a sopportare tutto questo. Ho già deciso che dopo la laurea troverò un lavoro e chiuderò tutti i rapporti con lui, andrò da uno psicologo perché potrò permettermelo e perché ne sento il bisogno, e avrò una vita bellissima. Ma fino ad allora mi sento costretta a scegliere tra la mia felicità (uscite con amiche e amici, niente influenze negative, nessuno che mi urla e mi aggredisce verbalmente) e l unica possibilità che mi permetterebbe una indipendenza economica stabile e che mi “assicuri” un definitivo allontanamento da lui (università). Lui crede che dato che lavora e guadagna soldi può trattarmi male e avrà sempre ragione lui, per questo sono davvero disperata. Vi ringrazio in anticipo e scusatemi per il discorso lungo ma davvero non ce la faccio più
A.,23 anni
Cara A.,
dal tuo racconto emerge un misto di emozioni tra cui la rabbia, la frustrazione di non sentirsi accolta emotivamente, di non avere uno spazio oltre il dovere. L’impotenza di chi non può fare nulla se non a costo di una escalation di forza. Ma forse è proprio qui che si ferma la nostra riflessione. Tutto sembra essere in funzione di questo conflitto dove tu ne esci sempre sconfitta. Sembra come se non potessi prendere un tuo spazio decisionale, perché tutto quello che si può fare è una sottomissione a fronte di una posizione più autoritaria. Possiamo solo immaginare quanto possa essere difficile per te vivere così, però forse è importante porsi una domanda.
Cosa vuoi tu indipendentemente dal parere degli altri?…
Puoi scegliere di restare perché tu ritieni che sia più funzionale per te, puoi scegliere di lottare, puoi scegliere di trovare anche un lavoro occasionale che ti permetta di cominciare già ad essere un po’ indipendente. E questo non perché debba dimostrare agli altri qualcosa o confermare altre ipotesi ma solo perché rispecchia un tuo bisogno. Puoi fare la babysitter, dare ripetizioni o scegliere qualsiasi lavoro che rispecchi le tue esigenze. Perché forse l’empasse risiede nel resto ferma perché altrimenti gli altri hanno ragione. Ma in questa conflittualità tu ti chiudi sempre più e perdi le tue esperienze. Non è facile divincolarsi da queste situazioni, certe dinamiche non si cambiano così facilmente, ma quello che possiamo cambiare è il modo personale in cui approcciarsi. Come imparare a proteggerti di più da questi attacchi che descrivi, non mettere sempre in discussione tutto ciò che sei, non lasciar spazio a quel vissuto di non essere per nulla brava. Non è una situazione facile ma negli anni hai dimostrato una grande resilienza e siamo sicuri che questa ti aiuterà a trovare delle strategie più funzionali.
Abbiamo provato ad aprire solo delle riflessioni, se vuoi torna a scriverci.
Un caro saluto!