“Fare atti di solidarietà a chi ha una problematica come la mia è ‘Sporcarsi le mani’, ma sporcarsi le mani è come avere i superpoteri e fare del bene è il superpotere più grande”. Alessia, una giovane autistica di 25 anni, disarma con la sua sincerità e il suo sorriso quando si tratta di raccontare la sua esperienza nei laboratori Oisma – Osservatorio Italiano Studio Monitoraggio Autismo – destinati ad adolescenti e giovani adulti autistici per favorire un’inclusione sociale priva di targhette diagnostiche.
Questi laboratori sono possibili proprio perché esiste il progetto ‘Sporcatevi le mani’, la campagna attivata tre anni fa dalla fondazione ‘I bambini delle fate’ per finanziare gli atelier quotidiani frequentati da circa 40 ragazzi autistici attraverso adesioni piccole, ma costanti e mensili da parte dei cittadini. E donano tutti: famiglie, privati con e senza disabili, e attività commerciali che hanno investito il cuore nel sociale.
Al momento l’Oisma ne porta avanti 7: pallanuoto, teatro, arte, cucina e giochi da tavolo nella sede di Battipaglia; arte e dizione/doppiaggio in quella di Roma. “Attraverso l’atelier ‘Cucina’ stiamo provando a creare anche un inserimento lavorativo specifico- spiega la presidente Oisma, Rosaria Ferrara- perché negli altri laboratori i giovani sono maggiormente impegnati nell’esplorazione del corpo, del linguaggio e della mimica del sé”.
Arte, teatro e piscina sono, per Alessia, “un’avventura pazzesca. Ogni giorno scopro cose nuove, mi emoziono tantissimo e mi diverto sempre di più. Tutti fanno del loro meglio per renderci felici ed io ho scoperto che posso realizzare un sogno: fare la scrittrice e la relatrice. Un sogno che non pensavo di poter avere, invece ho capito che mi piace parlare davanti alle persone, soprattutto se riesco a diffondere un messaggio positivo. Non ho paura degli altri- afferma decisa- so che ci sono persone a cui posso piacere e ad altre meno, ma non punto a piacere”.
Come Alessia ci sono tanti altri giovani coinvolti nei disturbi dello spettro autistico che hanno bisogno di aiuto per scoprire le loro potenzialità. I dati statunitensi dicono che il 2,2% della popolazione adulta è autistican e la stessa incidenza può essere plausibile anche in Italia. Tra i giovani che frequentano gli atelier Oisma troviamo Gabriele a cui piace fare teatro e vorrebbe diventare un attore famoso: “Aspiro ad essere il più bravo imitatore di tutti i tempi”. Poi c’è Martino, anche a lui piace il teatro “però voglio fare il barbiere. Voglio tagliare i capelli, ma devo ancora imparare”. E, infine, c’è Simone e il suo amore per i Gormiti: “Con Oisma ho conosciuto tanti amici e imparo tante cose. Mi piacciono i Gormiti- confessa- creature fortissime che combattono contro il male. Il mio laboratorio preferito? La cucina e la pasticceria. Ieri ho fatto la pizza e i cupcake”.
Fino ai 18 anni c’è il supporto della scuola e delle terapie, “ma al di fuori di questo non esiste una vita sociale per adolescenti e giovani adulti autistici- racconta Annalisa Siano, mamma di un ragazzo autistico di 16 anni (Adriano) e referente della Fondazione ‘I bambini delle fate’ Campania- loro non hanno amici con cui passeggiare o condividere hobby. I laboratori nascono direttamente dalle loro passioni e in questi spazi possono incontrare persone normotipiche con cui sviluppare abilità utili per il dopo di noi”, sottolinea Siano.
Il motto è: “Ogni volta che scegli, cambia qualcosa”. Perché chi sceglie di sporcarsi le mani cambia, e non solo prendendo per mano un ragazzo autistico ma anche dando a un laboratorio Oisma la possibilità di proseguire. Attività che ossigenano le 40 famiglie: “Mio figlio non è un ragazzo verbale, ma da quando ha ripreso la sua routine negli atelier Oisma ha un altro viso- racconta la mamma- ha gli occhi più comunicativi. Questi laboratori donano autonomia, permettono ai nostri ragazzi ‘speciali’ di stare con persone estranee e di imparare a gestirsi anche in ambienti non familiari. Adriano esce da solo per andare al laboratorio- fa sapere Siano- sembra una sciocchezza, eppure per un ragazzo autistico non è così. Loro non possono mai essere lasciati soli, sono imprevedibili, ma imparando a fare qualcosa da soli potranno arrivare piano piano a una qualità di vita adulta migliore”.
L’Oisma lavora con i giovani autistici sia attraverso una terapia individuale che in setting di gruppo. “Tramite i laboratori- spiega Ferrara- riusciamo a fare inclusione. Le necessità dei giovani cambiano, hanno bisogno del riconoscimento e dell’inserimento nei gruppi. Il lavoro sul corpo, attraverso le diverse attività, diventa un momento terapeutico fondamentale, permette di sviluppare le autonomie. Con la pallanuoto, ad esempio, i ragazzi devono spogliarsi, vestirsi e lavarsi da soli. Sono tutte attività che migliorano il loro comportamento adattivo, diventano più tolleranti negli ambienti meno familiari, gestiscono meglio la confusione, le relazioni sociali e migliorano la loro qualità di vita e le autonomie”.
A livello epidemiologico, ricorda Ferrara, “l’età adolescenziale e quella giovane adulta sono ancora età di diagnosi, poiché sono tante le forme di autismo che scappano al radar di una diagnosi fatta in età infantile. Quanto si è parlato di abilità di camuffamento delle donne dai tratti autistici”. Così l’Oisma fa anche tanta ricerca: “Conduciamo sia studi sul Denver Model (ESDM), approccio terapeutico utilizzato in età prescolare per la diagnosi e l’intervento precoce, che ricerche sulla tarda adolescenza ed età adulta per monitorare la qualità della vita delle persone autistiche”.
Le testimonianze sugli interventi precoci e sui laboratori Oisma saranno portate al convegno del 9 aprile promosso dall’Oisma in collaborazione con l’IdO ed Edufor nell’Aula Gerin della Sapienza a Roma. L’Iniziativa, dal titolo ‘Autismo all life long. Aspetti medico sociali della condizione autistica dall’intervento precoce all’età adulta’ promossa per celebrare la giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, è gratuita ma è obbligatoria l’iscrizione. Per partecipare basta scrivere a convegnoautismosapienza@gmail.com.