Come sono visti i bambini con disturbi dello spettro autistico dai propri compagni di classe? Se lo è chiesto negli anni ‘80 la neuropsichiatra infantile Graziella Fava Vizziello quando è stata chiamata ad occuparsi del Centro Medico Psicopedagogico (CMPP) di Padova e ha promosso, tra le prime in Italia, un progetto di inclusione tra bambini normotipici e bambini autistici. Quarant’anni dopo l’Istituto di Ortofonologia (IdO) ha deciso di rilanciare e attualizzare l’idea della neuropsichiatra promuovendo la ricerca ‘Inclusione scolastica nei disturbi dello spettro autistico. Progetto Vizziello – IdO’.
“Quarant’anni fa, per cercare di capire come venissero percepiti i bambini autistici dai propri coetanei abbiamo scelto la strada della fantasia- racconta Vizziello- ossia abbiamo chiesto a ogni alunno di scrivere due storie, una dove ci fosse il proprio compagno di classe preferito e un’altra dove fosse inserito il compagno autistico. La prima storia- spiega Vizziello- ci serviva per capire il livello e le modalità di pensiero del bambino e l’altra per comprendere come venisse vissuto il ragazzino autistico dai suoi compagni di classe”. Un’esperienza dalla quale è nato un libro ‘Il bambino che regalò un arcobaleno. Fiabe per un compagno con autismo’. “Lo abbiamo pubblicato dieci anni dopo la chiusura del ciclo delle elementari- spiega la neuropsichiatra- raccogliendo tutti i racconti che avevano scritto i bambini e il materiale che di volta in volta producevamo. ‘Arcobaleno’ era il nome della nostra scuola elementare”.
L’Istituto di Ortofonologia propone ora la riattualizzazione del progetto nel mondo scolastico odierno attraverso la compilazione di un protocollo esecutivo che si basa sull’osservazione delle dinamiche ludiche del gruppo classe e sulla successiva produzione grafico-narrativa che ciascun bambino presenterà in relazione al proprio compagno di classe con autismo.
“L’idea è di ripetere la ricerca condotta in Veneto negli anni ‘80, su tutto il territorio nazionale, per avere un quadro comparato dei diversi ambienti socio-culturali che sono intorno al bambino”, sottolinea Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’IdO.
Nel progetto dell’Istituto è stata inserita la possibilità di utilizzare anche il disegno e non solo il testo narrativo, soprattutto per le classi dei bambini più piccoli. “Abbiamo poi cercato di snellire il lavoro di raccolta dati ad opera delle insegnanti attraverso un protocollo esecutivo molto intuitivo- precisa Simona D’Errico, logopedista psicomotricista IdO- l’idea è di raccogliere tutti i dati che le insegnanti ci vorranno inviare per fare delle nuove riflessioni a partire dai cambiamenti che si sono verificati in questi anni sia nella scuola sia nel modo di realizzare e percepire l’inclusione”.
L’obiettivo del progetto, attraverso l’analisi dei protocolli raccolti dalle insegnanti, è l’indagine dei processi che sottendono la mentalizzazione dell’immagine del compagno di classe con autismo da parte di tutti gli altri bambini. Inoltre la ricerca permetterà di evidenziare dinamiche relazionali esplicite ed implicite presenti all’interno del gruppo classe, fornendo alle insegnanti una visione globale ed uno strumento ausiliario per implementare le strategie di inclusione ed integrazione scolastica per i bambini con disturbo dello spettro autistico.
“A volte i bambini possono cogliere sfumature che gli adulti non vedono, è questo il valore di far raccontare a loro stessi come percepiscono i propri compagni”, conclude Di Renzo.
Per chi fosse interessato al progetto e volesse partecipare è possibile scrivere una mail all’indirizzo inclusionescuola@ortofonologia.it con oggetto ‘Progetto Vizziello – IdO’.