“Il sale è la materializzazione di un archetipo che muove il nostro immaginario e che ci permette di connetterci in maniera più complessa, ma non complicata, all’immaginario del paziente, qualunque cosa tiri fuori. Il messaggio del sale è rigore e precisione”. A dirlo è Alda Marini, psicoanalista dell’Aneb (Associazione italiana di ecobiopsicologia) e autrice del libro ‘Sal o del sale della vita. Esplorazioni analitiche della materia e del simbolo’ (Edizione Magi), nel corso dell’ultimo ‘Venerdì culturale’ promosso dalla Fondazione MITE in collaborazione con l’Istituto di Ortofonologia (IdO) e dedicato alla presentazione del volume. Un incontro che ha visto dialogare l’autrice con Diego Frigoli, psichiatra, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale di Ecobiopsicologia; Giorgio Cavallari, psichiatra e analista junghiano Cipa – Iaap; Magda Di Renzo, analista junghiana Arpa-Iaap, responsabile del servizio di Terapia IdO; e infine Bruno Tagliacozzi, analista junghiano Arpa-Iaap e coordinatore della Scuola di specializzazione in psicoterapia psicodinamica dell’età evolutiva IdO-MITE.
Il libro di Marini è un percorso che dalla materia passa alle metafore del senso comune, alle fiabe, alle sacre scritture, all’alchimia fino a giungere alla psicoanalisi. “Nel suo scritto l’autrice unisce la visione scientifica del sale con la visione psichica- sottolinea Cavallari- Esplora la dimensione della concretezza del sale, ma ci insegna anche che quando ci si confronta con qualcosa di strettamente materiale è necessario vederne anche il respiro simbolico. Tuttavia- aggiunge lo psichiatra- quando ci muoviamo nella dimensione della psiche, del simbolo, dello spirito, dobbiamo necessariamente in qualche modo incarnarci, perché questa è la vita”. La risonanza simbolica del sale torna nel corso di tutto il volume, a partire dal modo in cui viene estratto: facendolo evaporare dall’acqua di mare. “E’ un’azione che ha molte analogie con il lavoro che facciamo come psicoterapeuti quando dal racconto di un paziente dobbiamo ‘far evaporare’, perché rimanga qualcosa di solido con cui poter entrare in contatto- sottolinea ancora Cavallari- Così come, sempre in una visione analogica, l’azione di scavare per trovare il sale ci rimanda a quante volte dobbiamo scavare nella profondità dell’animo umano per aiutare un paziente, per trovare il sale simbolico. Un’impresa non esente da fatica e da rischi”. Da qui Frigoli evidenzia come “entrando in rapporto con la modalità concreta di come il sale si ricava, possiamo avere una chiave di lettura operativa per definire in che cosa consiste l’applicazione dei criteri alchemici, e non soltanto alla psicoterapia ma al percorso di individuazione”. Un excursus, quello del libro di Marini, che “ci mostra tutte le valutazioni sul sale sotto ogni punto di vista”, conclude Tagliacozzi, sottolineando come il tema dell’amplificazione attraversi tutto il libro: “Ci dà la possibilità di vedere come ampliare in maniera simbolica un argomento, in questo caso quello del sale appunto”.