“L’ambiente è il tema con cui ci confrontiamo come collettività soprattutto ora in pandemia, perché il Covid è un tema ambientale: è un prodotto dell’azione dell’uomo sull’ambiente”. Parte da queste considerazioni Annamaria Cester, pediatra e psicanalista junghiana, dialogando con Magda Di Renzo, analista junghiana ARPA-IAAP, responsabile del servizio di Terapia IdO, nonché direttrice della Scuola di specializzazione in psicoterapia psicodinamica dell’età evolutiva IdO-MITE, insieme a Bruno Tagliacozzi, analista junghiano ARPA-IAAP e coordinatore della Scuola, nel corso dell’ultimo Venerdì culturale organizzato dalla Fondazione MITE in collaborazione con l’Istituto di Ortofonologia (IdO).
L’uomo e l’ambiente: in che modo si intreccia l’individuale, il biologico e il sociale? Com’è il rapporto tra l’umano e il non umano? Questi i temi al centro dell’incontro, proprio perché “non possiamo più escludere la natura dalle nostre riflessioni”, sottolinea Magda Di Renzo.
“Il tema dell’ambiente è estremamente stimolante anche da un punto di vista di ricerca psicoanalitica in quanto ci spinge ad avere un’ottica complessa nei confronti della realtà- spiega Cester- e se vogliamo cogliere la complessità del tema dobbiamo rivedere alcuni assunti di base come, ad esempio, la definizione di individuo che è il soggetto da cui parte il processo di individuazione. Questo processo – dice la psicanalista- viene considerato una sorta di dialogo che si dispiega soprattutto tra il soggetto e il proprio mondo interno, o tra il soggetto e altri soggetti, o tra il soggetto e la collettività intesa come culturale o umana. Ma la definizione di individuo è troppo ridotta rispetto a quella più consona di umano. E umano è al tempo stesso un individuo, quindi un momento storico, un momento della specie caratterizzato dalle sue determinanti corporee e neurobiologiche ed è l’esito di un prodotto della collettività”, dice Cester. Ecco che il processo di individuazione diventa “qualcosa che dobbiamo considerare in una dimensione sia orizzontale che verticale”. Così “anche l’ambiente, il livello fisico e biologico del vivente- aggiunge la psicanalista- fanno parte di noi e delle persone che trattiamo (con la terapia, ndr), tanto quanto la natura dei loro legami con le loro famiglie e il loro collettivo”. Dunque la sfida per Cester “è quella di istituire un dialogo un po’ più stretto e proficuo tra le scienze dell’umano e le scienze della natura”. Perché “una scienza dell’umano, di cui la psicanalisi si sente parte, non può ignorare che la natura è in noi così come noi siamo nella natura, ovvero che siamo un corpo e che da questo corpo parte la nostra conoscenza”, sottolinea la psicanalista.
Una riflessione a cui fa eco Tagliacozzi, che in conclusione afferma: “L’ambiente può esistere in sé, ma l’uomo no. L’uomo lo collochiamo sempre all’interno dell’ambiente”.